
Alcuni membri del team di SpaceDot in Belgio per testare il modulo di distribuzione dell’antenna
Nel 2019, un gruppo di studenti e ricercatori dell’Università di Salonicco, in Grecia, si è proposto di affrontare una sfida: sviluppare un nanosatellite che potesse essere integrato in un veicolo spaziale compatto per condurre esperimenti biologici ad alta efficienza. Il loro obiettivo era studiare gli effetti della microgravità e delle radiazioni spaziali sulle cellule di lievito, aprendo nuove possibilità di ricerca nel campo aerospaziale e biologico. Da questa ambiziosa idea è nato il progetto multidisciplinare AcubeSAT, che è stato selezionato e sostenuto dall’Agenzia Spaziale Europea.
George Pliakis, il responsabile del progetto, ha spiegato che, nonostante i più di 2500 veicoli spaziali lanciati in orbita, solo pochi sono stati dedicati allo studio dei sistemi biologici, principalmente a causa delle complessità coinvolte. Pertanto, è stato ideato un esperimento innovativo: inserire in un nanosatellite un chip contenente 100 piccole camere che ospitano cellule di lievito, simili a quelle delle cellule umane dal punto di vista del DNA, per analizzare gli effetti delle radiazioni e della microgravità. Xometry ha collaborato con il team greco nel processo di prototipazione rapida e nella produzione di componenti personalizzate dalle dimensioni estremamente ridotte. Il primo obiettivo è stato raggiunto: il prototipo ha superato la fase di test e il nanosatellite definitivo sarà completato nei prossimi mesi, in modo da poter essere lanciato in orbita all’inizio del 2024.
Inoltre, Xometry ha collaborato con un altro team della stessa Università per la realizzazione di parti destinate a un progetto chiamato “Phoenix”. Si tratta di un drone alimentato ad energia solare, progettato per il monitoraggio e la rapida individuazione degli incendi boschivi. Si prevede che il prototipo funzionante di Phoenix sarà pronto entro il terzo trimestre del 2023.